
Esiste una verità tanto ovvia quanto difficile da accettare: più passano gli anni e più ci sono cose che ti fanno sentire vecchio. Da appassionato di lunga data, nulla mi fa sentire stagionato come l’espansione vertiginosa del mercato modellistico. A rendermi evidente il fatto di essere ormai fuori tempo massimo non è tanto il numero di nuovi kit, bensì il costante annuncio di sempre più prodotti per fare modellismo. Mi riferisco all’ampia pletora di articoli che vanno dai pennelli ai colori, dalle mascherine agli oli o che servono a realizzare tecniche sempre più complesse in modo (apparentemente) facile. Nel settore, sono ormai divenute parole comuni: Washe, Streaking, Chipping, Splashe, Dusting e via dicendo. Per ognuna di queste tecniche sono state realizzate linee di prodotti appositi da aziende fra cui spiccano AK Interactive e Ammo by Mig Jimenez. Queste ultime pubblicano anche riviste e manuali che insegnano ad usare tali tecniche e prodotti.
Premesso che non credo sia stato effettivamente inventato nulla di nuovo (si facevano anche quarant’anni fa i lavaggi, semplicemente non li chiamavamo Washes) confesso che questa bulimia relativa agli strumenti ed alle conoscenze per FARE modellismo mi entusiasma. Tutto sembra facile ed alla portata di tutti e un po’ di incoraggiamento è essenziale in un hobby che fatica a trovare nuove leve ed adepti. Il problema di fondo è che io appartengo alla generazione formatasi come modellista a cominciare dai sei anni di età. All’epoca non c’era praticamente nulla, i negozi di modellismo erano dei giocattolai, l’attrezzatura si comprava per lo più in colorificio e ci si entusiasmava per poche pagine di catalogo Tamiya in bianco e nero. Forse a causa di una sorta di blocco mentale, mi risulta veramente difficile tenermi aggiornato su tutte le novità che offre il mercato. In breve tempo mi sono ritrovato assediato da prodotti di ogni tipo, che promettono miracoli e che, paradossalmente, è ben difficile capire a cosa servano. Se siete nella mia stessa situazione “Illustrated Weathering Guide to WWII Late War German Wihicles” potrebbe essere una soluzione.
Che tipo di pubblicazione è “Illustrated Weathering Guide to WWII Late War German Wihicles“? Certamente non è un manuale che insegna ad usare una tecnica particolare. Non sono presenti step by step fotografici che mostrino nel dettaglio i vari passaggi nella costruzione, colorazione ed invecchiamento di un veicolo militare. Non aspettatevi, quindi, di imparare il Chipping con questa pubblicazione. E’ un catalogo che mostra e pubblicizza i prodotti Ammo nel tentativo di renderveli indispensabili nella realizzazione di un modello? Obiettivamente, sì. Considerando che l’editore è la stessa Ammo, pretendere diversamente sarebbe ipocrita. Non mi sento nemmeno di escludere che il costo contenuto di una pubblicazione tanto voluminosa (circa 25 Euro) sia anche dovuto alla finalità promozionale dell’intero volume.
Ciò detto, che utilità ha questa guida illustrata all’invecchiamento dei veicoli tedeschi di fine guerra? La domanda è legittima visto che non intende essere un manuale. Identifico tre finalità. La prima è di chiarire che tipo di prodotti propone Ammo per ogni specifica fase che compone il processo d’invecchiamento di un modello. La seconda è di mostrare quale effetto riproducono tali prodotti e, ultimo ma non per importanza, “Illustrated Weathering Guide to WWII Late War German Wihicles“, in modo semplice ed efficace, mostra in che ordine devono essere applicate le varie tecniche di invecchiamento.
Se il primo scopo è per lo più commerciale, grazie al secondo è possibile capire cosa si intende con termini ormai di moda come Streaking e Chipping e, soprattutto, quale effetto riproducono. L’ultima e secondo me più importante utilità di questo volume è rappresentata nella chiara esposizione del corretto ordine di applicazione di tali tecniche e le ragioni per le quali e bene rispettarlo.
In definitiva, il contenuto di “Illustrated Weathering Guide to WWII Late War German Wihicles” non è nulla di straordinario o di innovativo ma è certamente utile a tutti coloro che, come me, hanno bisogno di aggiornarsi e di avere uno strumento per orientarsi nel mercato modellistico moderno.
Nota di elogio finale va fatta alla pubblicazione ad anelli che permette di aprire perfettamente il volume (così da garantirne la facile consultazione anche in corso d’opera, sul tavolo da lavoro) e all’uso di tavole disegnate invece che di fotografie. Inizialmente questa caratteristico non mi aveva del tutto convinto ma devo ammettere che il messaggio e meglio veicolato in quanto il disegno permette di enfatizzare al massimo l’effetto oggetto della tecnica mostrata.
Bella esposizione. Resto dell’idea che ormai è esagerato il numero di interventi su un modello.
Lavaggi per capillarità, drybrush e un pò di polveri e stop!
Tutto il resto è… esagerazione
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Ciao Marco, capisco cosa vuoi dire. Io non sono contrario all’invecchiamento complesso. Credo però sia controproducente quando è fine a sé stesso dimenticando la naturalezza del risultato finale.
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Grazie!
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Ciao Andrea, Premesso che anch’io ho cominciato negli anni ’70 con le buste dell’airfix e i colori mo-lak del colorificio (quelli che si trovavano) e che negli anni, pur non praticando assiduamente, ho comunque seguito l’evoluzione del mercato, non posso fare a meno di chiedermi: ma se le nuove generazioni non sembrano interessate (e come fanno, tra uozzap e tictoc sono troppo presi) e le nostre vanno ad esaurimento, come si spiega secondo te l’enorme quantità di nuovi kit e nuovi prodotti/pubblicazioni che continuamente vengono immessi sul mercato?
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Ciao Giovanni, faccio molta fatica a capire anche io… ti propongo alcune riflessioni:
1- i modellisti « stagionati » sono moltissimi nel mondo, se hanno superato i vari travagli/impegni della vita conservando questo hobby è perché esso spesso scade nella mania e, in quanto tale, porta alla bulimia. Perciò si compra di tutto, dal 12o kit di Tiger 1 al nuovo colore;
2- il resto del mondo non è l’Italia. Le mie sole esperienze di concorsi esteri riguardano due edizioni dello Scale Model Challenge in Olanda e lì l’età media è molto più bassa della nostra. Direi 35/40 contro i 55/60 nostrani. Ovviamente ti parlo escludendo gli Italiani in trasferta. In Giapponese invece è un hobby così diffuso da alimentare enormi negozi a poca distanza uno dall’altro.
3- io non credo che i giovani siano refrattari al modellismo. Non lo conoscono e, se lo conoscono, lo praticano su soggetti non storici. Ha per me dell’incredibile che da noi i Gunpla (cioè i kit dedicati ai Mobile Suit dell’universo fantascientifico di Gundam) abbiano e stiano riscuotendo sempre più successo e in una fascia d’età abbondantemente sotto i trent’anni. Nessuna magia ma una campagna promozionale della Bandai ben fatta nei canali giusti (fumetterie, fiere, eventi, internet, Facebook, etc.). Impresa titanica soprattutto considerando che, a differenza del resto del mondo, tale campagna non può contare sui cartoni in tv. A questo successo certo aiutano kit progettati per essere costruiti senza esperienza ed anche senza bisogno di colorarli. Pittura ed invecchiamento possono venire dopo il divertimento della prima realizzazione senza ansie da prestazione. Molto spesso la scintilla scocca e gli appassionati procedono entusiasti in imprese più complesse.
Il modellismo « tradizionale » avrebbe molto da imparare ma purtroppo si considera « migliore » votandosi alla probabile estinzione italica.
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