Aéro-journal HS n°27

Ci sono argomenti legati alla storia militare della Seconda Guerra Mondiale su cui leggerei infinite volte ogni tipo di informazione disponibile. Una di queste tematiche è il caccia He-162 “Spatz” meglio noto come “Volksjager”, velivolo che, insieme all’Arado 234 “Blitz”, al Me-163 “Komet” e al Me-262 “Schwalbe”, concesse alla Luftwaffe il primato di prima forza aerea dotata di aerei a reazione. Questo volume speciale della rivista Aero-Journal tratta lo sviluppo del caccia in questione, la sua produzione e messa in servizio. Si tratta di materie su cui, purtroppo,  campeggia un soffocante drappo di tenebre oscure. I folli vertici nazisti imposero lo sviluppo del He-162 perché sognavano di riuscire a produrre in gran numero un caccia a reazione che utilizzasse materie prime non strategiche (era composto da molte parti in legno) e potesse essere pilotato di ragazzini della Hitlerjugend con esperienza di volo solo su alianti. Speravano, così, di salvare il proprio regime immolando centinaia se non migliaia di giovani in missioni di guerra che non erano altro che un suicidio dissimulato. Per fortuna il conflitto finì prima che si compisse anche questa tragedia e l’He-162 fu pilotato solo dagli aviatori dello Jagdgeschwader 1.

Non per questo il tributo di vite imposto dal nazismo fu risparmiato a coloro che furono implicati nelle vicende legate a questo aereo. Uscito a tempo di record dai tavoli da disegno degli ingegneri Heinkel, la costruzione del He-162 fu per lo più affidata alle SS ed alla manodopera schiavizzata di cui queste ultime disponevano grazie ai campi di concentramento. Nessuno saprà mai quante persone morirono nelle fabbriche sotterranee adibite alla costruzione dei componenti dell’aereo in oggetto. Inutile dire che la manovalanza coatta non garantiva un buon livello qualitativo del caccia. Questo fattore unito all’uso di materiale economico ed alla progettazione rivoluzionaria dell’intero velivolo diede vita ad un aereo soggetto a numerosi incidenti che reclamarono la vita di parecchi piloti. L’He-162 non era diverso sotto molti aspetti dal suo concorrente Me-262 a cui sottrasse sforzo produttivo ed aviatori. In quanto aereo a reazione, era talmente innovativo da necessitare una mano esperta per essere pilotato (a discapito del nome datogli: “caccia del popolo”) e dell’affinamento delle migliori strategie possibili d’impiego. Se per il Me-262 questo fu almeno in parte possibile grazie all’entrata in servizio un anno prima, la stessa cosa non la si può dire per l’He-162 le cui caratteristiche di volo restano ancora oggi avvolte da una patina di mistero. Ciononostante, considerando le testimonianze dei piloti della Luftwaffe e di quelli alleati che li testarono nel dopoguerra, l’He-162 era considerato un aereo docile nel volo a patto di evitare alcune manovre (come la virata stretta in quanto il getto d’aria del motore posto sul dorso dell’aereo veniva spezzato dal timone di coda) e di non portare l’aereo al suo limite strutturale.

Il volume in oggetto è di lettura interessante e piacevole. Offre un ottimo spaccato di questo aereo che, nonostante le diaboliche origini legate alle follie del III Reich ed ai suoi difetti intrinseci, resta affascinante per i suoi espedienti tecnici, la progettazione rivoluzionaria e le prestazioni per l’epoca sorprendenti.

Concludo segnalando i bei profili a colori contenuti nell’articolo e, soprattutto, l’ottima disamina dei 22 He-162 disposti sulla pista dell’aerodromo di Leck da parte del personale dello Jagdgeschwader 1. Accanto alla pubblicazione delle eccezionali foto che ritraggono il momento della resa dell’unità agli Inglesi, vi sono accompagnati i profili a colori di ciascun aereo oltre ai codici di immatricolazione e l’araldica di ognuno di essi.