Attacco Giganti Parte 1

Nexo Digital (http://www.nexodigital.it) è tornata protagonista della distribuzione di Anime nei cinema italiani anche nel 2015. Martedì 12 e mercoledì 14 maggio è stato proiettato nelle sale il primo film cinematografico dedicato al manga “L’attacco dei giganti”, opera di Hajime Isayama che sta godendo di un enorme successo in tutto il mondo. Per quanto mi riguarda, non ho mai letto il fumetto in questione benché pubblicato anche in Italia. Ciononostante non è possibile ignorare l’esistenza dell’opera vista la quantità di notizie che la riguardano e che si diffondono per ogni dove nella rete. A conferma di tutto ciò si annoverano anche i numerosi cosplayer che mi è capitato di vedere per le strade di Lucca durante le fiere del fumetto degli ultimi anni e, non da meno, il numero semplicemente infinito di materiale ad essa dedicato e che mi è capitato di vedere  nel corso del mio viaggio in Giappone. Tutto ciò, però, non basta per poter di dire di conoscere un manga e così mi sono recato a vedere il film anche allo scopo di saperne di più di questo fenomeno travolgente e, soprattutto, per farmene un’idea personale diretta.

Premetto di essere consapevole che un film cinematografico non può che portare con sé le imperfezioni di un sunto quando è tratto da un’opera (fumetto o romanzo che sia) che si sviluppa su numerosi capitoli e su un arco temporale prolungato. Non mi aspettavo, quindi, un prodotto in grado di fornirmi tutte le sfaccettature, approfondimenti e sottotrame che, invece, un manga ben orchestrato ha la capacità di proporre al proprio lettore. Ciononostante, pensavo che la visione del film fosse almeno capace di far nascere in me il desiderio di leggere il fumetto. In tutta sincerità, l’effetto sortito è stato quello diametralmente opposto.

Non intendo entrare in disquisizioni sulla trama perché cadrei certamente in errore non conoscendola a dovere. Il film, per forza di cose, deve sorvolare su molte questioni e, quindi, fornisce solo in parte le informazioni necessarie ad avere un quadro completo dell’ambientazione e dei personaggi. Ciononostante vi è un abisso fra un sunto ben fatto e limitarsi a presupporre che lo spettatore conosca già la storia e, con questa falsa congettura, proiettarlo nella narrazione senza gli strumenti adeguati per comprendere pienamente gli avvenimenti. Ovviamente si tratta di una storia con ampi aloni di mistero che non devono essere prematuramente svelati ma resta a mio parere evidente che un migliore lavoro di adattamento sarebbe stato non solo possibile ma doveroso.

A quanto precede, si sommano scelte stilistiche a mio parere molto discutibili. Prima di tutto il ritmo della narrazione è costantemente interrotto e rallentato da inserzioni dedicate ai drammoni psicologici dei personaggi. Ciò potrebbe far pensare che aiuti la delineazione dei loro profili umani ma, in realtà, non è così in quanto vengono ripetute ad oltranza sempre le medesime problematiche (prima fra tutte la più classica dei classici nelle opere giapponesi dell’ultimo decennio: la fragilità emotiva che rende incapace uno o più personaggi ad affrontare le sfide che gli si parano davanti). Il risultato è che ogni qualvolta il ritmo del racconto inizia finalmente a coinvolgere e ad accelerare, viene bruscamente interrotto per dare spazio ad un pippone pisco-emotivo che era già stato mostrato precedentemente oppure era già intuibile dallo spettatore. Ciò crea una perdita di pathos il cui risultato è una pesantezza complessiva del film di cui si finisce per avvertire ogni singolo secondo dei 90 minuti di durata complessiva.

Anche i frequenti, primissimi piani degli occhi dei personaggi sono stati un altro elemento che alla lunga mi ha irritato assai. Si tratta evidentemente di un richiamo/omaggio al manga ma, un conto è il taglio di una vignetta, un altro un’inquadratura a schermo cinematografico intero. Per di più il character designer è fortemente rispettoso del tratto di Hajime Isayama, fumettista non particolarmente talentuoso nell’arte grafica e che, sulla scia di “One Peace”, si limitata ad un disegno squadrato e molto semplice. Il risultato è uno stile poco curato che, in generale, definirei freddo ed impersonale. Trasferire tale tratto sul grande schermo, applicando allo story board le medesime inquadrature del fumetto, genera queste gigantesche inquadrature a cui manca, però, l’espressività ed il calore emozionale che necessiterebbero per avere un minimo di giustificazione.

Tutto ciò non aiuta il coinvolgimento dello spettatore casuale. Il film non concede alcun aiuto nella gestione dell’impatto con alcuni fattori che hanno certamente contribuito al successo del manga ma che risultano ancora più scostanti se proposti in modo frettoloso. Mi riferisco ai giganti umanoidi che deambulano e si nutrono di esseri umani come fossero zombie giganteschi, ai loro volti sorridenti di bimbi andicappati, al gigante colossale privo di pelle. A questi avversari che volutamente intendono provocare ribrezzo e stordimento nello spettatore, si sommano protagonisti che, almeno nel film, non solo generano ben poca empatia ma ricalcano spesso caratterizzazione ormai scontate. Il protagonista è minuto ma in grado di superare i propri limiti fisici grazie alla convinzione con cui persegue i suoi ideali. Inutile dire che si dimostrerà dotato di un potere che gli permetterà di combattere con successo i giganti. Ricorda inevitabilmente gran parte dei protagonisti di manga d’azione di ultima generazione aumentando il mio personale tedio per questi personaggi con cui, almeno per me, è davvero molto difficile immedesimarsi. La coprotagonista richiama, nei tratti somatici e nell’inespressività del volto, un altro cliché femminile creatosi con Rey Aynanami di “Neon Genesis Evangelion”. La sua forza fisica e le sue abilità guerriere non riescono a far superare la netta sensazione di deja vu che la permea. Si aggiungono il fifone dalle idee geniali, il belloccio falsamente egoista e così via. Insomma, a mio parere, nulla di particolarmente originale.

Nel complesso ho trovato il film in oggetto molto noioso, poco coinvolgente, scarsamente originale e gestito, soprattutto nella regia, molto male. Non bastano le ipercinetiche piroette con cui i protagonisti combattono i giganti a salvare una pellicola che sembra voler solo sfruttare un brand di successo, ammiccando al fan sfegatato inseguendo (forse) la fedeltà all’opera generale ma certamente mancando del necessario coraggio per creare un prodotto valido e godibile da chiunque.