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Articolo dopo articolo, questo mio blog si avvia a concludere il terzo anno di vita con il recente superamento della soglia dei trecento articoli. Non mi aspetto certo che qualcuno possa averli letti tutti ma penso che sia ormai palese la mia grande passione per l’animazione nipponica. Si tratta, però, di un amore consapevole. Sono coscio che, a voler essere magnanimi, l’80% di quanto compone l’imponente mercato dell’entertainment animato nipponico è un abisso di prodotti squallidi, banali, ripetitivi, sessisti e non raramente ammorbati da una terrificante vena pedofila. In soccorso a tutti coloro che non fagocitano senza giudizio qualunque cosa riporti degli ideogrammi, interviene il restante 20% rappresentato da opere splendidamente realizzate, di rara originalità, dalle tematiche complesse, adulte, affascinanti, con personaggi così ben caratterizzati da essere più reali delle persone vere e frutto dall’opera di artisti straordinari. E’ questo 20% che mi rende orgoglioso di essere un appassionato di animazione giapponese ed è a questo 20% che appartiene a pieno titolo “The Boy And The Beast” di Mamoru Hosoda.

Ho un particolare legame con questo film perché ricordo che era in programmazione nei cinema nipponici proprio nei giorni del mio primo viaggio a Tokyo nel 2015. Non mi recai a vederlo in tale occasione ma non passò certo inosservato ai miei occhi grazie ai numerosi poster che tappezzavano la capitale nipponica. Intuii già in quell’occasione che si trattava di un grande successo come confermarono varie fonti una volta tornato in Italia. Il mio interesse per questo film crebbe esponenzialmente quando realizzai che Mamoru Hosoda è anche il regista di quella perla meravigliosa che è “Wolf Children”. E’, quindi, con grandi aspettative che ho atteso l’edizione italiana che, per fortuna, non è mancata grazie all’impegno e l’interesse di Lucky Red che ne gestì la distribuzione nei cinema italiani il 10 e 11 maggio 2016. Poiché proprio in quei giorni mi trovavo di nuovo a Tokyo per il mio secondo viaggio nella Terra Del Sol Levante, potete facilmente intuire con che famelico desiderio mi sono accaparrato il blu-ray di “The Boy And The Beast” resosi finalmente disponibile in anteprima al Lucca Comics and Games” 2016.

La visione di “The Boy And The Beast” non ha tradito le mie alte aspettative. Il film è bellissimo grazie ad un sommarsi di pregi che, ad iniziare dalla caratterizzazione dei personaggi, toccano la storia narrata, l’ambientazione e la tecnica realizzativa. Come usuale, non mi impegnerò in un riassunto della trama che vi priverebbe del piacere di vedere il film e che potete facilmente trovare in altri lidi di quest’infinito oceano che è Intenet. Vi basti sapere che tutto verte sul cammino verso l’età adulta di un ragazzino dal presente difficile ed al futuro incerto. Tale classico percorso iniziatico determinerà anche la maturazione del suo improbabile maestro, determinando un intreccio di emozioni capace di toccare le corde più profonde del cuore dello spettatore. Quest’ultimo è anche spinto a riflettere ed a prendere coscienza su una serie di temi estremamente importati fra cui, solo per citarne alcuni: le conseguenze sul nostro carattere delle esperienze passate, l’importanza del modo in cui gli altri si relazionano con noi e noi ci relazioniamo con loro, l’abisso nascosto nella nostra stessa natura di esseri umani, gli errori che possono determinare anche le migliori intenzioni, l’importanza di avere dentro in sé il bagaglio fisico, psicologico e culturale per trovare e costruire la propria strada. Insomma, “The Boy And The Beast” è un film assolutamente da vedere e rivedere. Sono sicuro che vi entusiasmerà a condizione non cerchiate emuli di “Dragon Ball” perché non è in questo film che ne troverete.

Concludo con una piccola nota tecnica: “The Boy And The Beast” ha la particolarità di accostare sfondi complessi a personaggi relativamente semplici. Questi ultimi sono rappresentati fortemente bidimensionali grazie a limitate variazione cromatiche degli stessi. Per quanto ho potuto accorgermi, i singoli colori con cui vengono realizzati non subiscono variazioni di tonalità: un giacca rossa, per esempio, è tale su tutta la superficie senza parti di rosso scuro e rosso chiaro all’altezza delle pieghe. Ciò non influisce negativamente sulla resa del personaggio, la sua caratterizzazione o sull’interazione dello stesso con l’ambientazione che, al contrario, è sempre molto dettagliata e precisa. Si tratta chiaramente di una scelta stilistica di Mamoru Hosoda che, personalmente, ho apprezzato se non altro per il contrasto con la mania per la tridimensionalità che, soprattutto negli USA, ha ormai soppiantato totalmente l’animazione tradizionale.