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Nel raccontare il mio viaggio in Giappone di quest’anno, ho già avuto modo di comunicare al lettore le tante ragioni e passioni che mi hanno spinto a tornare nel paese del Sol Levante dopo un solo anno dalla mia prima visita nel 2015. Fra di esse, a condizionare le date stesse della vacanza, ruolo fondamentale ha avuto il Sanja Matsuri, la grande festa celebrata nel tempio Senso-ji che, all’interno del quartiere di Asakusa, è il più antico di Tokyo. La ricorrenza è festeggiata dal venerdì alla domenica della settimana centrale il mese di maggio e vuole celebrare l’emersione dal fiume Sumida che scorre poco distante, di una statua d’oro della dea Kannon, divinità legata alla misericordia ed al vertice del pantheon shintoista.

Senza dimenticare le ragioni puramente religiose, il Sanja Matsuri è, prima di tutto, una grande festa di quartiere che, durante i giorni delle celebrazioni, attrae numerosissimi visitatori. Il quartiere di Asakusa è già di per sé un’anomalia nel contesto di Tokyo in quanto è quello che più si avvicina al concetto europeo di “centro storico”. Se già in condizioni normali ciò fa sì che il quartiere sia pullulante di chioschi, negozi e ristoranti alimentati dal costante flusso turistico, diventa veramente impossibile immaginare cosa inneschi l’arrivo di cerca due milioni di visitatori per le celebrazioni del Sanja Matsuri. La folla è oceanica tanto che diventa quasi impossibile muoversi. L’ambiente che si crea è quasi inconcepibile per un occidentale, ciononostante non ho mai provato alcun senso di fastidio o di timore. Ciò è certamente dovuto alla costante disciplina che i Giapponesi riescono a conservare anche in tali contesti. La festa è grande, immensa ma ogni singolo vi partecipa senza mai scadere in comportamenti o superficialità in grado di rovinare l’ambiente o mettere a disagio o in pericolo chi lo circonda. Questa lodevole caratteristica del popolo giapponese è una vera fortuna per il turista straniero in quanto è solo tale rispetto del prossimo che rende piacevolmente vivibile un evento estremo come quello in oggetto.

Il Sanja Matsuri è, nella sostanza, un rito propiziatorio a cui partecipano gli abitanti del quartiere di Asakusa i quali, divisi in quelle che si possono considerare delle contrade, portano sulle spalle delle grandi portantine su cui sono posti dei Mikoshi, piccoli templi trasportabili che custodiscono divinità shintoiste dette Kami. Sono decine i Mikoshi che sfilano per il quartiere. Ognuno di essi è diverso dagli altri e rappresenta gli abitanti del rione che lo trasporta in processione.  Questi ultimi, vestiti con abiti tradizionali dai medesimi colori ed ornamenti, sfilano in lunghi cortei suonando antichi strumenti musicali ed adempiendo a tutti i riti e le scaramanzie necessarie per scacciare spiriti maligni e garantire alla propria contrada grande fortuna negli affari. Ovviamente tutto ciò è svolto con gran baccano che si somma al vociare della folla che preme sulla processione stessa. Quello che lascia più basiti è che coloro che hanno l’onore di portare sulle spalle i Mikoshi non si limitano a trasportare le pesanti portantine poiché devono farlo continuando ad alzarsi ed abbassarsi sulle ginocchia emettendo imperiose grida di incitamento. E’ evidente quanto questo incedere sia faticoso ed, infatti, vi è un continuo ricambio dei portatori benché, ovviamente, non manca chi si impone lunghi tragitti prima di cedere il proprio posto.

E’ facile cogliere una grande competizione fra i vari cortei. Suppongo, benché non abbia avuto occasione di assistervi di persona, che vi sia una qualche gara in cui i portatori di Mikoshi si sfidano per stabilire quale contrada avrà l’onore di partecipare alla solenne cerimonia che, svolgendosi domenica sera, chiude il Sanja Matsuri. Mi spiace non saper essere più preciso sulla materia ma mi sento di confessare che la sfilata finale, almeno agli occhi di un turista occidentale e per quel poco che sono riuscito a vedere, non risulta essere nulla di particolare o all’altezza di quanto avviene nei giorni precedenti.

Per il grande piacere del visitatore curioso di scoprire lo streetfood giapponese, il Sanja Matsuri non è solo una celebrazione religiosa ed un grande rito collettivo ma anche un’immensa festa che, ovviamente, ha un’importante componente culinaria. I ristoranti di tutto il quartiere sono, inevitabilmente, in grandissimo fermento ma a farla da padroni sono gli Yatai, bancarelle che vendono cibo da strada della tradizione giapponese. Ne avevo già visti e testati numerosi durante le celebrazioni dell’Hanami l’anno scorso ma il numero presente per il Sanja Matsuri è semplicemente incredibile. L’intera area del tempio Senso-ji ne è piena e ciò non fa che completare l’atmosfera tipicamente nipponica che vi si respira.

Le foto qui sopra mostrate non sono in grado di comunicare l’atmosfera che si respira al Sanja Matsuri e la portata di un evento tanto legato alla cultura giapponese. Considerato che in tutto il Giappone si susseguono eventi simili dalla primavera all’estate, il mio personale consiglio è di non perdere l’occasione di visitarne uno in concomitanza con una vacanza in suolo nipponico. Se possibile, vi raccomando di gestire le date stesse del viaggio in modo da essere sul posto nel momento in cui si svolge uno di tali festival. Sono sicuro che l’esperienza vi appagherà molto di più di altre costruite a favore dei turisti come cerimonie del thè o rappresentazioni del teatro Kabuki.