17 Meiji Jingu

Dopo i templi di Asakusa, il secondo luogo sacro che mi è capitato di visitare nel corso della mia vacanza a Tokyo è stato il santuario Meiji. Innaugurato nel 1920 in onore dell’Imperatore Mutsuhito, morto otto anni prima, l’edificio fu ricostruito nel 1958 a causa delle distruzioni dovute alla Seconda Guerra Mondiale.

Facilmente raggiungibile grazie alla vicina stazione della metropolitana di Harajuku, al santuario si accede passando sotto una enorme Torii, la tradizionale porta di ingresso ai luoghi sacri giapponesi.

Preparatevi ad una lunga passeggiata prima di arrivare al tempio. Esso, infatti, è collocato all’interno di un enorme parco di 700.000 metri quadrati che funge sia da luogo di meditazione in preparazione dell’accesso al santuario sia da polmone verde per il vicino quartiere di Shibuya. Il grande parco è costellato di strutture più o meno correlate al santuario. Fra esse spiccano le tradizionali botti di Sakè donate al santuario da ogni parte del Giappone.

Il santuario di Meiji è molto bello. Soprattutto gode di una posizione privilegiata trovandosi all’interno del grande parco il cui silenzio e tranquillità favorisce il raccoglimento e la meditazione. Ad essere particolarmente impressionanti sono gli edifici in legno (secondo Wikipedia, quasi tutto cipresso giapponese) che, non colorato ma lasciato al naturale, offre una visione complessiva di grande suggestione. In questo contesto, le  ampie porte d’ingresso collocate nel perimetro esterno del santuario giocano un ruolo non marginale nell’impressionare il visitatore che, proprio tramite esse, accede al grande cortile interno.

In quest’ultimo mi hanno totalmente conquistato i due grandi alberi che, in un angolo, sono oggetto di preghiere e legati fra loro da una fune molto elaborata la cui funzione e significato, purtroppo, non mi sono noti ma che ne dimostrano ed enfatizzano la sacralità.

Dato il tardo orario, ho lasciato Meiji al momento della chiusura della stesso ed ho potuto fare qualche scatto dall’atmosfera un po’ particolare.

All’interno del parco sono presenti altri edifici legati alla storia del santuario e all’imperatore a cui è dedicato ma non ho avuto la possibilità di visitarli. In compenso mi sono concesso una passeggiata notturna nella Takeshita Street a Shibuya, un notissimo quartiere di Tokyo che è anch’esso uno dei tanti mondi a parte nell’infinita metropoli nipponica.